giovedì 15 dicembre 2011

Elogio della bidella

Da quando sono entrata nello Stato, ho incontrato diverse bidelle (nella scuola privata, di solito, non esistono).
Di loro non avevo nessun ricordo dalle mie scuole medie o superiori. Uno più significativo mi è rimasto invece dal tirocinio SSIS: un giorno, in un quinto anno del Classico,  è entrata una bidella dicendo alla prof di ruolo di presentarsi in segreteria; e io son rimasta lì dove mi trovavo, di fianco alla cattedra, con gli altri studenti. Allora, benevola, si è voltata verso di me e mi ha incoraggiato: "Su, che la lezione è quasi finita..." (al 100% mi aveva scambiato per l'interrogata di turno). E lì ho cominciato a capire che i bidelli a scuola possono averne davvero, di autorità...
Insegnando, ne ho incontrate diverse così.
In tante ammiro quel loro arrivare dove noi prof non possiamo o non riusciamo.
Per ruolo ed occasioni, per esempio: perché uno studente ha una faccia che può cambiare (all'istante!) quando per esempio varca la porta della classe per andare in bagno.
Loro sanno dove si rifugiano a fumare. O chi prova ad assalire la macchinetta del caffè.
Una volta, per una studentessa particolarmente difficile, una bidella appunto mi si è accostata dicendo: "E' da una settimana, tutti i giorni, che va in bagno e piange. E ho provato a chiederle...").
Da quando poi condivido il corridoio con gli studenti di un ITIS, c'è una bidella veramente attenta: quando i prof tardano ad entrare (e dalla classe volano cancellini, penne, sedie ecc.) è lei che ha piglio e saggezza per fargli rimettere a posto tutto. E' lei che sa che professore c'è dentro (anche senza quadro orario sotto agli occhi), a secondo della confusione che sente al di là delle porte chiuse.

Questo mi stupiva, all'inizio. Per esempio, durante le mie prime ore di supplenza pativo il mio ruolo: sapevo che io per quegli studenti sarei stata quasi zero (come le supplenti che avevo avuto io, me studente). Ero a disagio: io, la mia cultura, e un mucchio di ragazzi estranei.
Un giorno, entrando in una classe (che era già arrivata alla terza ora di supplenza) ho ritirato non so quanti taglierini che i ragazzi si lanciavano (aperti) in classe. E pezzi di tubi di ferro (manopole di calorifero) che venivano scagliati altrettanto virilmente. Se non ho smesso di insegnare in quel frangente, ho pensato che non l'avrei fatto più. Cosa avevo in comune con studenti così?
Questo, tante bidelle ce l'hanno ben chiaro: qual è l'impegno (e, diciamolo, la dignità) del loro lavoro; chi sono i ragazzi che hanno di fronte.
Hanno la saggezza popolare di sapere cosa val la pena salvare, nello sfacelo che incombe.
Condividono con loro l'umano: e non c'è saggezza più grande da condividere, anche (e soprattutto) di fronte ai ragazzi che ho. 

2 commenti:

  1. D'accordissimo su tutto. Una bidella da sola ti può cambiare l'atmosfera di una scuola.

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