"L'unica gioia al mondo è cominciare. E' bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante" (Il Mestiere di vivere)
Mi è capitato più volte di proporla anche ai miei studenti, come messaggio di inzio anno, oppure come tema in classe; ne vien sempre fuori qualcosa di interessante.
Qualche anno fa ho dato questa traccia a una classe del terzo anno. E lì ho incontrato Giulia.
Tutti, abbastanza soddisfatti del titolo, hanno cominciato a scrivere;solo Giulia incalzava con le sue domande: "Prof, ma chi era Pavese? Perché ha scritto questa frase? In che contesto si trovava?". Io rispondo un po' evasivamente: "E' uno scrittore del '900, ha ricevuto diversi premi letterari... Ma tu concentrati sulla frase, vorrei che commentassi quella".
Sapevo che aveva più ragione lei di me: il peso specifico di una frase è dato dal suo contesto. Ma non volevo che sapesse come Pavese avrebbe poi terminato la sua vita. E già la frase immediatamente dopo, nel Mestiere di vivere, sarebbe stato un indizio inquietante:
"Quando manca questo senso - prigione, malattia, abitudine, stupidità - si vorrebbe morire".
"Quando manca questo senso - prigione, malattia, abitudine, stupidità - si vorrebbe morire".
A casa leggo i temi, e rimango sbalordita: Giulia, senza che io le abbia detto niente, ha ricostruito il mondo e la nostalgia di Pavese. Provando a immedesimarsi con lui, ha pensato cosa di bello potesse aver avuto in mente: la nascita di un bambino, o di un’amicizia; il primo giorno di scuola. Poi ha commentato: tutto questo, è chiaro, riempie di grandi emozioni; ma io non posso pensare a niente di tutto questo senza uno svolgimento, o una durata. Ha aggiunto: "Forse ai suoi tempi alcune circostanze e conquiste saranno state più difficili che ai miei tempi" [la possibilità di studiare, o di ricevere qualche regalo particolare...]. Ma poi ha concluso: “Però un rapporto di amicizia lo avrà avuto anche lui, e giungo alle stesse conclusioni. L'inizio di una relazione è bella, ma non sarà mai profondo e sincero quanto potrà diventare più avanti ... Se il pensiero di Pavese combaciasse esattamente con la mia interpretazione, avrei paura a immaginare la tristezza in lui e nella sua vita. Oppure mi viene da pensare che i suoi inizi siano stati magari meno, ma qualitativamente migliori dei miei”.
Volevo dedicare questo post a Giulia, e a tutti gli alunni che come lei hanno allargato i miei orizzonti, facendo irrompere nelle ore di scuola la vita, così com'è: semplicemente perché hanno messo in gioco i loro desideri, e mi hanno costretto a guardarli per intero.
PS1: Il tema di Giulia me l'ero trascritto e l'ho sempre tenuto con me: era un regalo troppo bello per lasciarlo andare...
PS2: Giulia non è più mia alunna, ma appena possiamo ci scriviamo e ci incontriamo: perché il bello delle amicizie è che possono (ri)cominciare ogni giorno.
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