Qualche settimana fa sono stata con i miei studenti al percorso "Dialogo nel buio". Alcuni di loro c'erano già stati; io no, e infatti non sapevo cosa aspettarmi.
Giovanni, la nostra guida (come tutte, lì, un non vedente), è stato strabiliante per la familiarità e la decisione con cui ci ha accolto, e il rapporto che ha voluto instaurare con noi.
Tappa finale, il famoso bar "al buio", dove porre tutte le domande che sono sorte nell'ora passata insieme.
Complice anche un po' l'oscurità, i miei studenti non tralasciano nessuna domanda per Giovanni: "Quanti anni hai?" "Come fai a non scottarti quando devi cucinare?!" "Come immagini il cielo?" "E l'azzurro per te cos'è?".
Poi il dialogo si fa più serrato, e insieme più attento: Giovanni rivela che è diventato un non vedente col tempo, cioè che non lo è dalla nascita.
"Cosa ti manca di più?".
Anche io ho una domanda: "Giovanni, ma tu sei sempre così estroverso e sicuro di te quando esci da questo percorso? Cioè, il Giovanni che abbiamo conosciuto qui è il Giovanni che incontriamo anche fuori?". "Sì. O meglio: qui sono libero di essere proprio me stesso. La differenza vera è che qui voi avevate bisogno di me, e per questo mi avete cercato. Al di là di quella porta, se voi decidete di non entrare in rapporto con me, io potrei non incontrarvi mai. Se voi non fate un passo verso di me, potrei non sapere mai della vostra presenza, e voi della mia".
Giovanni e il buio sono stati chiarissimi. Se noi non facciamo un passo verso ciò che sfila davanti ai nostri occhi ogni giorno, quel qualcosa e quel qualcuno potrebbe non esistere mai per noi, con tutta la ricchezza che quel qualcuno è; né noi per lui.
Ed è anche per questo che ho voluto iniziare questo blog...
Ci siamo.
RispondiEliminaUn passo al giorno... giusto per aprire gli occhi.
Grazie Monica
Prego RaggiGamma! Grazie che sei passato ;)
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