mercoledì 20 giugno 2012

Come stai

Qualche giorno fa, in un bel giro nel cuore delle Marche, ho conosciuto anche alcuni ragazzi della comunità L'imprevisto. Prima dell'incontro li avevo incrociati per caso fuori dalla sala: mai avrei detto che potessero essere ragazzi "di quella comunità"; e così è stato anche dopo.
Ho sentito parlare Omar, Riccardo, Lorenzo; ragazzi normalissimi, con lo sguardo buono (Omar con un sorriso ancor più buono, se possibile). Alle spalle, tanto male, personale e non solo.
Però "alle spalle" vuol dire proprio "basta": basta recriminazioni per una famiglia o degli amici che li hanno portati fuori rotta, o magari proprio abbandonati. Basta guardare a sé come persone da compatire. Felici di ricominciare a studiare, o di avviare la propria attività lavorativa.
Fra le tante cose ascoltate, ne voglio trattenere due.
Lorenzo parla della sua famiglia-non-famiglia, del suo "non accettarsi" per quello che era, della resistenza a stare in comunità. Poi, dopo un anno di liti, l'inversione di rotta: "Perché non pensare che il mondo sia positivo, che sia per me? Che sia per me anche questa comunità?". Io gli chiedo cosa lo ha convinto a restare, in quell'anno di lotte furibonde in comunità. La risposta è:" Perché la fatica c'è sempre, sia in comunità che fuori. Allora basta essere leali, e ridirsi dove si è visto un po' di bene, qual è la fatica che ha più senso".
Riccardo invece racconta del suo primo tentativo di allontanarsi dalla droga ("Otto mesi senza, ma dentro non era cambiato niente"). Poi la ricaduta, le botte con i suoi, il senso di aver distrutto tutto. Un fratello gli chiede se vuole conoscere qualcuno che "veramente" ce l'ha fatta, e lui dice sì. Ma quello che lo convince, prima ancora di entrare in comunità, è sentirsi chiedere da quello che "ce l'ha fatta": Come stai?  "Per i miei, il problema era diventata la droga, non ero più io. Io invece avevo bisogno che qualcuno mi facesse quella domanda".
E penso che questo possa bastare a me insegnante, mentre ancora ripenso agli studenti fermati a giugno, a quelli rimandati a settembre, a quelli che hanno abbandonato la scuola in anticipo...: la lealtà a vedere dove rimane un po' di bene, dentro tutta la fatica. E poi non scordarsi di porre quella domanda (anche a me stessa).

4 commenti:

  1. Coincidenza? Ieri ho sentito la testimonianza di Silvio Cattarina e di due delle sue ragazze...

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  2. Coincidenza :-)
    Anche io avevo sentito alcune ragazze: avevo portato da lui alcune mie studentesse di Scienze Umane. So che lui e i suoi ragazzi stanno girando tanto... E fanno bene!

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  3. ok allora credo che le notre "cose in comune" siano un po' più che coincidenze...anche io conosco l'esperienza dell'Imprevisto!

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  4. Chi vive intensamente, prima o poi si incontra! ;-)

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