domenica 16 settembre 2012

La tentazione dell'abisso


Buzzati è una scoperta sempre.

Dopo tre giorni passati a illustrare l'importanza della grammatica italiana e latina, sabato ho voluto rileggere in una mia prima liceo "Il colombre". 
Istintivamente lo lego all'età in cui appunto l'ho scoperto io (13-14 anni); e infatti è piaciuto a tutta la classe, anche a chi l'aveva già letto. Eppure, parlarne con loro questa volta ha aperto per me nuovi misteri.


Leggo con calma, e gli studenti seguono bene (è l'ultima ora di sabato). Poi concedo 30 secondi di pausa, dopo questa lettura lunga e... "Come altro potremmo definirla?". "Bella". "Interessante". "Intrigante". "Drammatica" (gli aggettivi che trovano sono sempre più precisi, mi accendono in fretta!).

Incalzo un po': "Perché drammatica?". "Perché il finale non me l'aspettavo così, è triste". "Sì, però non ti sei pentita di averlo letto". "No". "Allora il bello può essere drammatico... E bello, perché?". "Perché il protagonista non rinuncia alle sue passioni". "Intrigante...?" "Mah, a me incuriosisce anche il finale: qualcuno nega perfino che il colombre esista..." (e bravo Buzzati: riesce perfino a insinuare nei lettori l'idea che sia sbagliato pensarlo una finzione!).
"Vi siete accorti dei sinonimi utilizzati da Buzzati per indicare la passione di Stefano Roi? L'attrattiva, la tentazione dell'abisso... L'avete mai sperimentata?" "Sì, per esempio quando mio padre mi ha portato su una ferrata, ed ho camminato su un ponticello sospeso sul vuoto...". "Ma tu sei stata contenta di andare con lui, non saresti tornata indietro, giusto?". "Giusto!".
Così, mi si accende una lampadina: Stefano Roi si è fidato di suo padre, dei suoi compagni di viaggio. Era ragionevole ascoltarli, da un certo punto di vista. Ma così ha perso il meglio della vita, il regalo che il Re del Mare aveva riservato per lui. 
Ho davanti dei quattordicenni: viene un po' di capogiro a dir loro quello di cui mi sto accorgendo in questo preciso momento. "Allora vuol dire che quel che dicono i vostri genitori, e che voi avete sempre seguito - e giustamente! -, davanti alla possibilità della vostra felicità può anche fallire e ingannarvi, senza volerlo. Perché il padre e i compagni di Roi ripetono semplicemente quel che avevano sentito da altri, non parlano di un'esperienza diretta. E quell'esperienza invece può farla solo Roi. C'è una felicità che è la vostra, e su cui potete rischiare solo voi. Anche perché il tesoro di Roi, quando non può più essere suo, agli occhi degli altri è solo un sasso privo di valore. E Roi non torna indietro per confidare quello che ha scoperto: è troppo tardi...".
Buzzati apre abissi vertiginosi, uno via l'altro, attorno a me e ai miei studenti. E la tentazione è troppo forte perché si possa fuggire...

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