lunedì 25 aprile 2011

Di corsa

Dall'immagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza di attesa –
e non aspetto nessuno:
nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono –
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:


ma deve venire;
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.


In questi giorni di Pasqua mi è tornata in mente questa bellissima poesia di Clemente Rebora, con il commento che ha aggiunto un mio amico: non c'è niente di più bello, nella vita, che vivere l'emozione di correre ad aprire la porta, perché sappiamo chi deve arrivare, e lo stiamo aspettando.





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