martedì 28 febbraio 2012

Perle d'Ortis

Questi ultimi due mesi sono stati fra i più intensi della mia carriera scolastica. Io e la mia classe (una seconda liceo) abbiamo partecipato ai Colloqui Fiorentini... E siamo riusciti anche a vincere un premio!
Perplessa, all'inizio, qualche famiglia; e soprattutto il Preside. Ma quando stamattina gli abbiamo consegnato la pergamena, ha detto di essersi "sinceramente ricreduto", e anche questa per me è una grande conquista!
I Colloqui Fiorentini sono un'esperienza ricchissima, e il loro fiore all'occhiello sono proprio i seminari tra ragazzi, che caratterizzano i tre giorni di questa grande manifestazione nazionale (2000 studenti da tutta Italia). Si arriva lì dopo una bella marcia preparatoria, dove ogni gruppo che concorre è chiamato a presentare la sua tesina sul titolo proposto (quest'anno, una frase di Foscolo: "Tu passeggerai sovra le stelle...").
Io ho organizzato la mia classe in gruppi, e i lavori realizzati sono stati la prima conquista di questa proposta "insolita" per studenti di 15 anni.
Ha vinto uno solo dei miei gruppi, ma la vittoria per me è davvero di tutta la classe; vittoria di un modo di lavorare, paragonandosi sul serio, insieme ad altri, sugli autori studiati a scuola.
Per questo voglio riportare qui i brani delle loro tesine che più mi hanno colpito (da quella vincitrice, ma non solo).
I Colloqui  Fiorentini sono un bellissimo regalo che la mia classe ha fatto a me, e che per questo voglio regalare a tutti:




* [l'amore]
"Teresa è mia tutta;  tu me l’hai assegnata perché mi creasti un cuore capace di amarla immensamente, eternamente" [Ortis, 12  Maggio 1798] … Un amore come questo, per gli adolescenti del tempo d’oggi, è quasi un’utopia. Spesso si cerca l’amore sui social network, senza sapere neppure cosa sia; si desidera condividere le proprie esperienze con qualcuno, magari accompagnandole con fotografie da mostrare agli amici, oppure frequentando feste insieme per “sfoggiarsi” l’un l’altro; insomma, si attribuisce un significato molto banale all’amore… 
L’amore disperato di Jacopo Ortis, fino al suicidio, vuole essere quasi una “prova” del fatto che non è il tempo a rendere più importante una storia d’amore. Il protagonista e Teresa di fatto non hanno trascorso molto tempo insieme, ma i sentimenti erano sinceri, l’amore era intenso. Il tempo non è fondamentale, tutto dipende dai sentimenti che una persona prova. Eppure ciò che fa soffrire Jacopo è proprio non avere avuto tempo, non avere avuto un’occasione per vivere la propria storia con Teresa, per poterla corteggiare e amare alla luce del sole: grazie al trascorrere del tempo Foscolo avrebbe potuto conoscerla meglio, e condividere con lei le sue esperienze. Il tempo, per Foscolo, non è incentivo, ma ostacolo.
** [le illusioni]

Foscolo seguì l'illusione della gloria, poi quella della patria e infine l'amore per la donna, e solo quando si rese conto che tutto ciò non era raggiungibile meditò la morte. Ma la ragione gli impedì il suicidio e il pensiero della morte diventa una nuova spinta verso la creazione di nuove opere, per continuare ad illudersi ancora, quindi a vivere […]. Non è certo la fine di un’illusione che può porre termine alla vita; ma è nella ricerca di nuove illusioni che dobbiamo trovare il motore della nostra esistenza? Con l’opera dell’Ortis, Foscolo rappresenta la sua vita in modo tale da prendere coscienza della realtà e riuscire a superare i tormenti, quasi con un effetto catartico. Foscolo non arriva al suicidio perché scrivendo quest’opera è riuscito a comprendere meglio alcuni episodi della sua vita e in particolare l’estremità del gesto di Jacopo. In questo senso quest’opera rappresenta una “finzione”, o un’illusione, grazie alla quale Foscolo riesce a salvarsi.

Abbiamo concluso che la vita è composta di illusione e ragione. Tra le discussioni avvenute durante il lavoro svolto, è stato più chiaro che per alcuni di noi è importante sognare per inseguire uno scopo nella vita, e così agire; le illusioni servono a non pensare alla verità e alla realtà circostante che molto spesso è dolorosa e tormentata. Crearsi delle illusioni a volte serve per realizzare meglio quello che vogliamo, e capire se vale la pena inseguire una strada piuttosto che un’altra. Questo è quello che ci dice Foscolo in sostanza. Alcuni di noi pensano invece che rifugiarsi nelle illusioni significhi vivere passivamente, senza mai realizzare qualcosa di concreto. Le illusioni fanno vivere Ortis (personaggio immaginario), la ragione fa vivere Foscolo. Ma è questo che Foscolo non vuole fare: affidarsi completamente alla ragione
*** [l'immaginazione]
“Tu passeggerai sovra le stelle”: Foscolo, con questa frase, oltre a voler sottolineare il valore della fantasia, è come se volesse farci immaginare una scala infinita di stelle, qualcosa capace di far vagar i nostri pensieri altrove, proprio come succedeva a lui. Una scala i cui gradini sono costituiti dalla nostra immaginazione, dai pensieri migliori che vivono in noi. Arrivando alla vetta di questa scala si arriva alla felicità, perché si capisce quali sono le cose che davvero fanno star ben, si capisce di cosa si ha bisogno.

Ma la vita non può essere riempita solo dall’immaginazione: può essere ricca di aspetti felici o angoscianti, e per risolvere quelli che più ci preoccupano, più che la fantasia, serve la ragione. L’immaginazione tende e chiudere l’uomo in un mondo tutto suo, per cui guarda la realtà con occhi diversi, osservando però solo ciò che gli interessa, e immaginando la sua vita diversa da quello che è. L’uomo invece dovrebbe accorgersi che l’incantesimo della parola potrebbe allontanarlo dalla realtà e comunque non può aiutarlo a sfuggire al suo destino di morte.

Nonostante ciò il pensiero di Foscolo è condivisibile da un certo punto di vista: la fantasia talvolta è utile all’uomo perché gli permette di affrontare anche i suoi problemi in modo diverso; nel momento in cui si trova ad affrontare diversi ostacoli, l’uomo isolandosi e ricorrendo alla fantasia, dimentica anche solo per un momento tutto ciò che lo percuote; sopraffatto dalla fantasia, anche le cose che sembrano peggiori possono assumere sembianze diverse, e l’uomo può di nuovo contemplare tutto quello che ha desiderato.
**** [l'incantesinmo della parola]
L’unica differenza tra la vita reale di Foscolo e il suo romanzo sta sostanzialmente nella fine; per trovare la pace Jacopo decide di morire, stanco di un mondo di cui non riusciva più a illudersi, mentre Foscolo tramite il romanzo capisce che non vuole davvero morire; scrivendo ed analizzando la sua vita scopre di non provare un desiderio di morte così forte da realizzarlo. Egli preferisce rifuggire nuovamente nelle sue fantasie, aggrapparsi ai suoi ideali. Per esempio, alla magia della poesia: “La fantasia del mortale vola oltre le dighe dell’oceano, oltre la fiamma del sole, edifica regioni celesti e vi colloca l’uomo e gli dice: “Tu Passeggerai sovra le stelle”; così lo illude, e gli fa obliare che la vita fugge affannosa, e che le tenebre eterne della morte gli si addensano intorno; e lo illude sempre con l’armonia e con l’incantesimo della parola”.




1 commento:

  1. Che bella esperienza... tanti fra i relatori li conosco e sono ottimi maestri! Queste sì che sono soddisfazioni! Mi piacerebbe un tuo contributo sul mio post di lunedì... se ti va!

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