domenica 14 ottobre 2012

Vite a metà

 Foto: © B. Zoggia
Negli ultimi anni ho avuto spesso a che fare col biennio. Forse anche per questo vedo ragazzi che patiscono di più per le divisioni in famiglia. E' normale poi che le loro mamme vengano più spesso ai colloqui, e così mi raccontino.
Quindi io non so se la sindrome di PAS sia qualcosa che meriti o no di entrare adesso nei manuali di psicologia e psicopatologia: i ragazzi soffrono di situazioni di questo tipo, comunque. E certo la solitudine che patiscono gli individui nella nostra società non può che accentuare queste fratture, fino magari a renderle mostruose e sconcertanti.
Nonostante la diffusione di tali situazioni, i ragazzi e le loro famiglie non se ne fanno ragione (qui il principio del "mal comune, mezzo gaudio" non attacca proprio - e meno male, dico io...).

Per converso, mi torna spesso in mente in questi giorni un brano di Piero Chiara che per me racchiude una delle dichiarazioni  di riconoscenza più alte che siano mai state rivolte a un padre (spesso i grandi - "colpevoli" - assenti dai miei colloqui...):

A volte mi domando se mio padre ricorda ancora quei giorni. E se si è mai reso conto di quanto imparavo da lui nei silenzi di quei pomeriggi d'inverno. L'inverno mi pareva un personaggio vivo, e il lago, le piante, il battello, tanti esseri che prendevano vita e sostanza alle sue parole e ai suoi gesti.
Senza pensarci, mi insegnava a vedere il mondo, a conoscere la vita, a sapere come prenderla, a trovarci gusto e a navigarla con calma. Delle cose che mi insegnava tacendo, alcune le ho imparate, di altre non mi sono accorto. Ora li ritrovo quegli istanti, e scrutandoli da lontano, ricerco quello che lui sfuggiva allora. Faccio qualche piccola scoperta, lego insieme qualche gesto e qualche parola che mi erano sembrati senza senso e che invece ne avevano, perché erano il sugo di cinquant'anni di esperienza che lui aveva fatto nel mondo.  
Ora soltanto che anch'io tiro qualche somma, so quanto si può condensare di vita in un gesto o in una parola (P. Chiara, Con la faccia per terra e altre storie)


Per cambiare la vita a un figlio davvero non occorrono gesti o parole eclatanti: basta esserci (la cosa più difficile e più impagabile del mondo).

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